Il segmento testuale Carta del lavoro è stato riconosciuto sulle nostre fonti cartacee. Questo tipo di spoglio lessicografico, registrazione dell'uso storicamente determinatosi a prescindere dall'eventuale successivo commento di indirizzo normatore, esegue il riconoscimento di ciò che stimiamo come significativo, sulla sola analisi dei segmenti testuali tra loro, senza obbligatoriamente avvalersi di vocabolarii precedentemente costituiti. Nell'intera base dati, stimato come nome o segmento proprio è riscontrabile in 26Entità Multimediali , di cui in selezione 16 (Corpus autorizzato per utente: Spider generico. Modalità in atto filtro S.M.O.G.: CORPUS OGGETTO). Di seguito saranno mostrati i brani trascritti: da ciascun brano è possibile accedere all'oggetto integrale corrispondente. (provare ricerca full-text - campo «cerca» oppure campo «trascrizione» in ricerca avanzata - per eventuali ulteriori Entità Multimediali) |
da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 65
Brano: [...]sciata per l’occasione dai dirigenti riformisti, la quale diceva, tra l'altro: « Il regime fascista ha fatto una legge certamente ardita sui rapporti collettivi di lavoro. In quella legge vediamo accolti dei principi che sono pure i nostri: sindacato giuridico, magistratura del lavoro ecc., dunque nessuna opposizione di principio a queste riforme. Parimenti saremmo in contraddizione con noi stessi se ci ponessimo contro lo Stato corporativo e la Carta del lavoro, che il regime fascista intende di realizzare », La dichiarazione, che non avrebbe potuto essere più compiacente verso i fascisti, portava le firme di Carlo Azimonti, Ludovico Calda, Emilio Colombino, Ludovico D’Aragona (che più tardi negherà di aver firmato), Battista Maglione, Ettore Reina e Rinaldo Rigola (v. Associazione Nazionale Studio).
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 613
Brano: [...]cleo iniziale, Franco si decise ad annunciare che la Spagna sarebbe stata un regno. Negli anni precedenti, una attenta legislazione aveva posto le basi per la formazione del dominio personale del caudillo, fondato su istituzioni derivate sia dall’esperienza dittatoriale di Primo de Rivera sia dal modello fascista italiano: il sindacalismo corporativo di tipo verticale (26.1.
1940), il Fuero del trabajo (9.3. 1938), derivato direttamente dalla Carta del lavoro fascista, le Cortes
(17.7.1942), ispirate alla Camera dei fasci e delle corporazioni e alla Asemblea nacional consultiva. Nonostante l’invio di una Divisione azzurra (v.) a fianco delle truppe dell’Asse che aggredivano l’U.R.S.S., durante la Seconda guerra mondiale Franco era riuscito a tenere la Spagna fuori dal conflitto e, dal
1942, era stato attento a separare le proprie sorti da quelle di Hitler e Mussolini, ricercando, anche con la pseudoliberalizzazione del Fuero de los Espaholes (luglio 1945), un riconoscimento internazionale nel campo dei vincitori occidentali. Se il 6.6.1946 i[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol VI (T-Z e appendice), p. 179
Brano: [...]i Roberto Farinacci. In tale veste, Turati fu per circa un quadriennio l’uomo della “normalizzazione” del potere governativo fascista contro il brutale estremismo dei “ras” periferici, l’organizzatore delle prime strutture portanti del regime e il fedele esecutore della volontà del dittatore nell’instaurazione dell’ordinamento autoritario. Negli anni della sua gestione del partito vennero varate le Leggi eccezionali fasciste (novembre 1926) e la Carta del lavoro (aprile 1927), fu istituzionalizzato il Gran Consiglio del fascismo (dicembre 1928), furono firmati i Patti Lateranensi (febbraio 1929), fu indetto il Plebiscito fascista (marzo 1929), vennero create organizzazioni come l’Opera Nazionale Balilla e VAccademia d’Italia. Ma soprattutto Turati inaugurò quella ritualità fascista che, dopo il breve interregno del suo immediato successore Giovanni Giuriati (ottobre 1930dicembre 1931), sarà portata a livelli grotteschi da Achille Starace (v.).
Mentre partecipava come segretario del P.N.F. all’opera di consolidamento del regime, Turati cercò di ren[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 534
Brano: [...]isti rimasti clandestinamente attivi in Italia respinsero tale proposta, proclamando che la Direzione doveva essere quella ricostituitasi aH’interno del
Paese e in Italia operante.
Il 1927 fu un anno di gravi difficoltà economiche: la disoccupazione aumentò e i salari subirono pesanti decurtazioni. Per fronteggiare questa situazione il regime fascista estese la propria azione demagogica e il 21.4.1927 il Gran Consiglio del fascismo varò la Carta del lavoro (v.) come base di una nuova legislazione fondata sui principi corporativi. Nondimeno la resistenza proletaria continuò a farsi sentire: nel giugno, guidato dai sindacalisti comunisti, ebbe inizio un grande scioperò di mondine (v.) nel Novarese contro una riduzione di salario del 14%. L’agitazione si concluse con un successo, la decurtazione salariale fu minore di quella inizialmente ventilata e i fascisti non osarono portare le scioperanti davanti al Tribunale speciale per non amplificare la risonanza del fatto. Malgrado questa e altre tangibili prove di vitalità la C.G.L. clandestina, essend[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol V (R-S), p. 528
Brano: »
Sindacalismo
elementi: gli organizzatori, i tecnici, i lavoratori manuali, uniti insieme dal legame indissolubile rappresentato, secondo la sua concezione, dall’"interesse comune” (v. Carta del Lavoro). In tal modo anche gli insopprimibili antagonismi di classe dovevano trovare un'automatica composizione e disciplina, per assicurare la quale sarebbe intervenuto energicamente lo Stato.
In realtà, la dottrina del corporativismo fascista consisteva in gran parte nella compenetrazione del sindacalismo di Edmondo Rossoni (v.) con il nazionalismo autoritario del Rocco. Già nel 1921 lo statuto del Partito nazionale fascista (v.) additava la corporazione come strumento della solidarietà nazionale per lo sviluppo della produzione; Rossoni, segretario della Confederazione nazionale delle corporaz[...] [...]l Patto di Palazzo Vidoni (v.), Confindustria e Confederazione delle corporazioni fasciste si spartirono il monopolio sindacale, autoeleggendosi uniche rappresentanti legali, rispettivamente degli imprenditori e dei lavoratori.
Il progredire del corporativismo doveva però passare attraverso l’estinzione di fatto dei sindacati non fascisti e la fascistizzazione della Confindustria: le Leggi eccezionali fasciste (v.) del 1926 e la già ricordata Carta del lavoro del 1927 realizzarono questo piano, abolendo la pluralità e le libertà sindacali, a cominciare dal diritto di sciopero, e imponendo per contro l'obbligatorietà dei contratti collettivi di lavoro stipulati tra associazioni sindacali contrapposte, ma di fatto sempre a danno dei lavoratori dal momento che l’associazione padronale era la sola in grado di imporre le proprie condizioni.
Dal 1927 (che vide l’autoscioglimento ufficiale della C.G.L. riformista e la nascita della C.G.L. clandesti
na) fino al 1943, la vera vita sindacale italiana si svolse, nei limiti in cui ciò fu possibile, solt[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 347
Brano: Bovegno, Eccidio di
le spedizioni punitive nei quartiere San Lorenzo, che provocarono 7 morti e 17 feriti.
Sottosegretario al ministero delle Corporazioni dal 1926 ai 1929, collaborò alla elaborazione della Carta del lavoro (v.). Fu successivamente ministro delle Corporazioni (1929
1932), presidente dell’istituto nazionale fascista per la previdenza sociale (193235), governatore di Roma (193536) e ministro dell’Educazione nazionale (193643). In quest’ultima veste varò i primi provvedimenti antisemiti, vietando (3.8. 1938) l’iscrizione di ebrei stranieri nelle università italiane ed escludendo (2.9.1938) dall’insegnamento, come pure daH’iscrizione nelle scuole statali e parastatali, gli appartenenti alla razza ebraica. Nel 1939 procedette a una riforma scolastica, andata sotto il nome di Carta della Scuola e c[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 468
Brano: [...]lica. La Reggenza durò fino ai primi del gennaio 1921.
La Carta, elaborata dal poetasoldato con la collaborazione del sindacalista Alceste De Ambris e letta al Teatro Fenice di Fiume la sera del 30.8.1920, fonde nella tipica retorica dannunziana un miscuglio di reminiscenze storiche e di rivendicazioni vagamente sindacaliste e socialistoidi, offrendo nel contempo alcune anticipazioni su quella che sarà la legislazione corporativa fascista (v. Carta del lavoro).
I principali articoli della Carta del Carnaro dicevano: « ...Art. 3. La Reggenza italiana del Carnaro è un governo schietto di popolo, res populi, che ha per fondamento la potenza del lavoro produttivo e per ordinamento le più larghe e le più varie forme deH’autonomia, quale fu intesa ed esercitata nei quattro secoli gloriosi del nostro periodo comunale. Art. 4. La Reggenza riconosce e conferma la sovranità di tutti i cittadini senza divario di sesso, di stirpe, di lingua, di classe, di religione. Ma amplia e sostiene sopra ogni altro diritto i diritti dei produttori; abolisce o riduce l[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 680
Brano: [...]o dell’industria.
Nel frattempo, il decreto del 24 gennaio 1924 aveva dato in balìa ai prefetti le Camere del lavoro e le altre sedi sindacali, i cui patrimoni poterono essere liberamente confiscati a beneficio delle nuove, più gradite organizzazioni. Per meglio sgomberare il terreno, un decreto legge del 15.11.1925 invalidò tutti i contratti collettivi di lavoro precedentemente stipulati dai sindacati. Infine, neN’aprile 1927, si giunse alla Carta del lavoro (v.) emanata dal Gran Consiglio, che avrebbe dato un definitivo assetto a tutto il campo sindacale.
La struttura corporativa
Liquidate le organizzazioni di classe, al fascismo restava di dare iJ colpo di grazia a ogni velleità di lotta sindacale dei lavoratori, cosa che cercò di fare promulgando la legge Rocco del 3.4.1926 per la « disciplina ^giuridica dei rapporti di lavoro ». Questa legge, che Mussolini definì « rivoluzionaria per eccellenza, destinata a rimanere nella storia del mondo », vietava semplN cernente la contrattazione sindacale, lo sciopero, le commissioni interne je sost[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol I (A-C), p. 682
Brano: Corporativismo fascista
Album offerto a Mussolini, durante una visita a Valdagno, dall’industriale Gaetano Marzotto. Il volume contiene 150 fogli di pergamena con le firme di tutti i dipendenti dei Lanifici Marzotto. La copertina in argento massiccio, decorata con oro, rubini, onice, malachite e altre pietre preziose, riproduce in rilievo il testo della Carta del lavoro (dalla « Illustrazione Italiana », 1938)
la facciata « corporativa », a uso e consumo della piccola borghesia intellettuale. Ciò spiega il paradosso di un interventismo attento e vigoroso dello Stato neH’economia del paese (che non fu certo cosa da poco per salvaguardare e rimpinguare le casse del capitalismo italiano negli anni Trenta) contemporaneo e parallelo alle manifestazioni di inefficienza e inconsistenza del pomposo edificio corporativo che i fascisti dichiaravano di voler erigere. Fu probabilmente l’ambiguità di questa situazione che più tardi spinse Mussolini a cercare giustific[...]
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da Enciclopedia dell'antifascismo e della Resistenza. Vol II (D-G), p. 274
Brano: [...]lista.
Al di là di questi veli ideologici, che del resto non resistettero a lungo al confronto internazionale che si avvicinava, anche col nazionalsocialismo tedesco, il fascismo si reggeva sul rinnovamento del sistema repressivo del vecchio Stato e soprattutto su una complessa articolazione dell’intera vita economica, sociale e civile del paese. In questo sistema, già anticipato in parte alla fine degli anni Venti [legge sindacale del 1926 e Carta del lavoro (v.) del 1927], ebbero un posto notevole le organizzazioni della gioventù, col legate strettamente alla struttura di massa del partito, come le organizzazioni sindacali, inquadrate grado a grado nell’ordinamento corporativo (v. Corporativismo fascista) lentamente e laboriosamente costruito proprio negli anni della crisi economica (legge sulle Corporazioni del 1934), nonché la politica di intervento del governo nel salvataggio dell’industria privata e nello sviluppo della produzione, sia agricola che industriale (v. Capitale finanziario).
Si venne così a costituire un sistema di « economia [...]
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Grazie ad un complesso algoritmo ideato in anni di riflessione epistemologica, scientifica e tecnica, dal termine Carta del lavoro, nel sottoinsieme prescelto del corpus autorizzato è possible visualizzare il seguente gramma di relazioni strutturali (ma in ciroscrivibili corpora storicamente determinati: non ce ne voglia l'autore dell'edizione critica del CLG di Saussure se azzardiamo per lo strumento un orizzonte ad uso semantico verso uno storicismo μετ´ἐπιστήμης...). I termini sono ordinati secondo somma della distanza con il termine prescelto e secondo peculiarità del termine, diagnosticando una basilare mappa delle associazioni di idee (associazione di ciò che l'algoritmo isola come segmenti - fissi se frequenti - di sintagmi stimabili come nomi) di una data cultura (in questa sede intesa riduttivamente come corpus di testi storicamente determinabili); nei prossimi mesi saranno sviluppati strumenti di comparazione booleana di insiemi di corpora circoscrivibili; applicazioni sul complessivo linguaggio storico naturale saranno altresì possibili. |
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